Intervenuto a Fuorigioco, talk sul calcio dilettantistico e giovanile siciliano condotto da Francesco Casicci e con la partecipazione di Davide Cicero, è stato un piacere avere come ospite un grande conoscitore di calcio come Massimo Sarcí, un palermitano che dopo essere giunto al vertice del calcio giovanile con la vittoria del Torneo di Viareggio nel 2013 con l’Anderlecht, ha deciso di spendere il proprio lavoro e le proprie competenze per la crescita dei giovani talenti siciliani ideando la Golden Team Academy e fornendo collaborazioni tecniche a numerose società della Sicilia Occidentale.
Ampia l’analisi di mister Sarcì che ha raccontato ai microfoni di Fuorigioco il proprio stato d’animo e il proprio punto di vista sulla possibile ripartenza del calcio giovanile siciliano.
“Dico con cognizione di causa meno male che ci siete, senza bisogno di ruffianeria, nè ricerca di consensi di cui non ho ambizioni. Siete ragazzi da esempio a tanti anche più grandi ed esperti di voi. Ossidati, freschi, sia nei tornei che nelle trasmissioni. Complimenti sinceri. Parto col ringraziarvi perchè ritengo che siate persone di cui si la Sicilia ha grande bisogno perchè riuscite, anche in un momento delicato, ad avvicinare le distanze tenendo vive le speranze, i progetti, le ambizioni e lo spirito di tutti noi che possiamo trasmettere ai ragazzi. In questo momento cerco di aggiornarmi, faccio delle call conference con le nostre scuole che sono a Palermo e in diverse parti d’Italia e anche nel Mondo con i nostri clinic e con gli aggiornamenti tecnici del metodo. Il nostro metodo è seguito da diverse società delle province di Palermo e Trapani. Abbiamo intessuto diversi rapporti di collaborazione, il Città di Trapani è una delle società punto di riferimento della nostra metodologia, della nostra visione sul campo e dello sviluppo delle categorie giovanili cosi come la Ludos Calcio e la Team Calcio. A Palermo, invece, proprio quest’anno abbiamo creato la scuola calcio della Golden Team.
I nostri ragazzi, hanno colto l’occasione di confrontarsi e di crescere all’insegna di alcune direttive guida. Il metodo belga, comunemente accostato all’Anderlecht, parte da lontano e poi è stato carpito da club belga importanti quali Genk e Anderlecht. L’unica cosa che conta nel calcio giovanile è la formazione del giocatore. Quello che noi ci proponiamo è quello di condividere con realtà dilettantistiche e anche professionistiche e trasferire alle piccole generazioni un contributo“.
Un giudizio, anche, sulle criticità che attendono il mondo del calcio e sulla ripresa scaglionata paventata proprio ieri dal Governo del calcio che ha omesso calcio dilettantistico e giovanile.
“I primi in Europa ad essere investiti da questo tsunami e c’è la previsione che saremo tra gli ultimi a tornare alla normalità. Questo la dice lunga, purtroppo, sulla nostra organizzazione a livello burocratico e sociale. Questo è il campanello d’allarme più grande. Io ho dei confronti giornalieri e settimanali dal Belgio, dalla Russia e dall’Olanda. In altri paesi a fine mese torneranno alle attività in un contesto di situazione individuale o di micro gruppi. In Germania lo stanno già facendo, in campo con mini serie. Non c’è la partitella, è ancora prestino per tornare alla normalità ma quantomeno si ritorna a vivere. Ciò che non sta bene è il concetto di fermarsi a prescindere, cosa molto grave per il nostro movimento. Non stiamo affrontando il problema ma lo stiamo evitando e scavalcando. E’ un problema che ci insegue. Bisognerebbe insegnare ai nostri giovani un nuovo modo di vivere che li aspetta per un certo periodo. Che nell’immediato non si possa tornare alla vita di sempre è chiaro. Oggi mi sembra che il movimento calcistico italiano stia gestendo questa emergenza, nel calcio appunto, come si faceva una volta nella Russia degli Zar. Quelli coi rubinetti d’oro, ossia la serie A, e i dilettanti che non hanno la possibilità di sanificare gli ambienti, di dare le separazioni coi giusti spazi, saranno destinati a morire. Non possiamo giocare coi sogni dei nostri ragazzi, rischiamo di creare generazioni di abbandono. Non oso pensare chi era arrivato all’ultimo anno Allievi e che doveva trovarsi una squadra, selezionato da club professionistici, pronto a iniziare col calcio dei grandi. Cosa ha in testa un ragazzo del genere?
Poi una proposta caldeggiata dallo stesso Sarcì che tuona: “Io fermerei il tempo a questa stagione e la riprenderei cosi com’era. Se fosse possibile proporrei di giocare in estate in condizioni igienico sanitarie ottimali riorganizzando il mondo dei dilettanti e dei giovani. La normalità assoluta ci sarà solo con la scoperta del vaccino. Ma non possiamo fermarci ad un’eventuale e futura scoperta perchè ci sarebbero delle generazioni finite da un punto di vista sportivo. L’idea di completare i campionati è sempre la migliore. Le sentenze vanno sempre date al campo e quest’anno rischiamo un buco sotto il punto di vista della formazione di ogni singolo atleta e sotto il profilo agonistico. Inoltre, la sospensione delle attività di sei mesi per i ragazzi dai 9 ai 14 anni corrispondono a 6 anni. Ricominciare è positivo, dobbiamo ridare un’opportunità attribuendo valori e classifiche in campo”.
Scettico e pessimista riguardo al futuro del nostro calcio, lo stesso Sarcì offre la propria disamina sulle leggi del calcio giovanile:”Seguo fedelmente quello che è il trend del governo e credo che il governo calcistico non faccia eccezioni. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, direi l’oceano. La realtà è che sono uscite delle circolari in cui i dilettanti, i collaboratori delle società dilettantistiche e giovanili, potessero richiedere un indennizzo ma è necessario avere un contratto di collaborazione regolare che il 99,9% non hanno mai stipulato. Non mi aspetto nulla nè dall’Associazione Allenatori, nè dalla F.I.G.C, nè dal Governo. Dalla F.I.G.C. mi attendo una richiesta molto più importante dei 400 milioni. Io richiederei anche 800 milioni per fare continuare il sogno dei bambini di oggi e di domnai. Io non farei ripartire la serie A ma i campionati giovanili” conclude Massimo Sarcì.